Grace Desio il nuovo progetto di Equa Cooperativa Sociale che parte dal recupero e dalla valorizzazione della casa natale di Papa Pio XI – un’immobile storico situato nel centro della cittadina di Desio (MB) – per dar forma a un centro innovativo multigenerazionale e aperto al territorio.
La proposta progettuale formulata ci coinvolgerà nella riorganizzazione degli spazi della Fondazione e del Centro studi Achille Ratti grazie all’allestimento di due grandi sale polifunzionali collocate al piano terra e aperte alla comunità. A questi interventi si aggiungeranno, con il restauro dei piani superiori, i servizi che sono il cuore di Grace Desio: residenze in grado di rispondere a molteplici bisogni abitativi e l’innovativa proposta del Villaggio Alzheimer.
Grace è un luogo di cura, ma anche un luogo dove si abita, dove si lavora, un luogo di vita: accanto a servizi socio-sanitari altamente qualificati e flessibili per rispondere ai bisogni delle persone e delle famiglie, coesistono spazi per coworking e ricerca, appartamenti per persone anziane ma anche per accoglienze temporanee di diverso tipo, in una dimensione di mix abitativo e intergenerazionale per far sentire ogni individuo al centro di una comunità.
Per entrare maggiormente nel merito abbiamo fatto due chiacchiere con Andrea Coden, responsabile dei servizi Grace e dell’area Cura e inclusione.
Come nasce l’idea di Grace e come arriva fino a Desio?
Sono nato a Desio 42 anni fa (eh sì sto diventando grande anche io) e l’idea di portare il nostro approccio nel Comune dove sono nato mi girava in testa da tempo. Poi gli amici, anzi un’amica in particolare, Francesca, mi ha messo in contatto con Don Gianni, prevosto di Desio. Una mattina di ormai due anni fa, prima che scoppiasse il Covid, io ed Erica lo abbiamo incontrato. Ci siamo piaciuti molto reciprocamente e ci ha parlato del bisogno della casa natale del Papa Pio XI. Da quell’incontro, come spesso accade, sono nate relazioni che hanno permesso di sviluppare idee e costruire il progetto di Grace Desio.
Quando si racconta di Grace Desio – ma non solo, il discorso vale anche per altre esperienze della cooperativa – si fa chiara la volontà di anticipare bisogni emergenti e futuri della società. Entreresti maggiormente nel dettaglio spiegandoci come mai questa è una delle sfide principali delle nuove progettualità?
Per costruire il mix di servizi che renderà vivo un immobile così importante per Desio, vista la storia che racconta, abbiamo fatto diversi incontri con i servizi sociali del Comune. La lettura dei bisogni della città ha permesso di costruire quel mix di possibilità che rispondesse a questi. Sappiamo bene però che nel realizzare un progetto così importante, da tanti punti di vista, lo sguardo deve rimanere sempre aperto. Come i cancelli del luogo stesso, perché sia “terapeutico” e crei benessere nelle persone che lo vivono. Per tale ragione dobbiamo essere abili costruttori, capaci di leggere e rispondere ai bisogni di oggi, ma soprattutto essere pronti ad adattarci a quelli futuri.
Equa insiste sul valore della bellezza e sull’importanza di rendere i luoghi in cui sono accolti i suoi servizi oggettivamente belli. Una bellezza utilizzata come strumento per dare dignità a chi ogni giorno li vive, come mezzo per abituare gli ospiti al bello e fornire loro un antidoto contro l’abitudine, la rassegnazione. Come mettete in pratica questa idea?
Per farlo ci avvalliamo di grandi esperti che ci affiancano, passo dopo passo, nel disegnare i luoghi che realizzazioni. Dal 2018 abbiamo costituito, insieme al dipartimento di Design del Politecnico di Milano GraceLAB, laboratorio permanente a Grace Figino per lo studio e la realizzazione degli habitat terapeutici. Questo è sicuramente il primo ingrediente, il secondo è la voglia continua di mettersi in gioco, studiare, crescere, guardare oltre, affinché il bello sia generato dal luogo e da quel mix di professionalità e competenze che devono essere messe in gioco perché la risposta ai bisogni sia efficace.
Grace Desio accoglierà un mix di servizi differenti, rivolti a più esigenze a partire dal Villaggio Alzheimer. Ci parli di più di questo servizio?
Nel 2019 abbiamo aperto il primo Villaggio Alzheimer della Città di Milano: Piazza Grace a Figino, all’interno del Borgo Sostenibile. Abbiamo colto la sfida di Regione Lombardia per innovare e costruire un servizio residenziale specialistico per l’Alzheimer. La sfida l’abbiamo vinta, soprattutto per quanta riguarda i benefici che questo servizio, unitamente al nostro approccio che integra in modo importante il sociale e il sanitario, dà alle persone che abitano Piazza Grace. Mi emoziono sempre quando vado a bere un caffè con gli ospiti di Piazza Grace, perché quel livello di benessere che si percepisce, soprattutto dai sorrisi delle persone, mi riempie il cuore. Lo stesso sorriso poi mi viene quando leggo i dati che rileviamo con tutta una serie di test per la valutazione dello stato di benessere degli ospiti. Posso dire che persone entrare nel 2019 mantengono oggi gli stessi livelli cognitivi di quando sono entrati ed in alcuni casi ci sono stati lievi miglioramenti. Possiamo forse dire che la malattia di Alzheimer ha un nemico… sì perché forse quello stare insieme, quell’essere iper stimolati e sostenuti con una diversificazione importante di attività e proposte ma soprattutto l’essere riconosciuti come persone ancora capaci e competenti è la migliore medicina che potessimo proporre.
Con questi dati non potevamo non replicare l’esperienza del Villaggio Alzheimer e quindi, visto il bisogno del territorio, l’abbiamo riproposto anche a Desio.
Come mai torna così spesso nelle vostre progettualità l’idea di accostare differenti bisogni e differenti servizi? Che insegnamenti avete tratto dalle esperienze già attive in tal senso?
L’obiettivo principale è quello di ricreare quella comunità che genera occasioni e diventa risorsa reciproca per gli ospiti, per gli operatori e per il contesto in cui è inserita. Comunità che deve essere aperta, proprio perché attraverso le diversità stimola percorsi di crescita inclusivi e il benessere delle persone che la abitano. È l’esempio di Grace Figino dove troviamo servizi specifici per Alzheimer, uno studentato, appartamenti per l’accoglienza di anziani e famiglie. Questo mix intergenerazionale risponde perfettamente a quella che è la nostra idea di servizi che creano coesione e possibilità.
Durante il tuo intervento di sabato 28 maggio, hai fatto cenno a una collaborazione internazionale che coinvolgerà 10 studiosi con altrettante tesi di dottorato su Grace Desio. Ci potresti spiegare meglio questo progetto?
Il Politecnico di Milano ha vinto il bando internazionale Marie Curie insieme alle università di Amsterdam, Oslo, Porto, Francoforte, Barcellona. Grace Desio sarà così assegnata come sede di progetto di un dottorato di ricerca sugli habitat terapeutici e tutti i 10 studenti ruoteranno su tutte le sedi di progetto europee e le stesse diverranno sedi di workshop, formazione, esperienza concreta per i dottorandi. È sicuramente un progetto ambizioso e che lancia Grace Desio su un piano europeo in termini di ricerca, visibilità e fama.
Siamo orgogliosi di far parte di questa rete che ci permetterà di ampliare la conoscenza e le possibilità che offriremo a questo luogo di essere pensato e progettato anche con l’aiuto delle migliori università d’Europa.
Dopo l’esperienza di Figino e la nuova realtà di Desio, ci saranno altre Grace?
Ne siamo convinti. Chissà dove, forse in altre Regioni e/o province? Grace è marchio di cura, inclusione, lettura dei bisogni e risposta a questi, partecipazione, ricerca e professionalità.